Fin dalla sua fondazione nel 1863 la Scuola viennese di arti applicate aveva aperto i suoi corsi alle studentesse, anche se inizialmente ne aveva limitato gli studi alla pittura floreale e decorativa.
Dal 1899 il rivoluzionario direttore Felician von Myrbach aprì alle donne l’intero spettro delle arti decorative, anche grazie alla presenza dei giovani insegnanti Josef Hoffmann e Koloman Moser, convinti assertori dell’‘opera d’arte totale’. Nacquero così feconde collaborazioni che portarono le talentuose ex studentesse a creare per le Wiener Werkstätte, gli straordinari laboratori che in stretta sinergia con il mondo aziendale tra 1903 e 1932 portarono nelle case e nella vita quotidiana il gusto modernista.
A parte però alcune di queste versatili
creative, come Gudrun Baudisch, Vally
Wieselthier e Mathilde Flögl (il cui nome è non a caso legato alla diretta
collaborazione con Hoffmann e Moser), la
maggior parte di loro venne dimenticata. Il MAK di Vienna ne riscopre il
fondamentale contributo con una mostra epocale, Donne artiste
delle Wiener Werkstätte,
bloccata lo scorso
anno dal Covid e curata da Anne-Katrin Rossberg ed
Elisabeth Schmuttermeier.
Risultato di un’indagine a
tutto campo che ha permesso di riscoprire
oltre 180 artiste, 800 opere ricostruiscono un percorso cronologico che si
snoda dai primi esperimenti del 1901 agli anni Venti, quando la lapidaria e
rigorista misoginia di Adolf Loos e Max Klinger ebbe la meglio
sull’emancipazione femminile emersa dalla Prima guerra mondiale.
Donne artiste delle Wiener Werkstätte
a cura di Anne-Katrin Rossberg ed Elisabeth Schmuttermeier
MAK, Vienna
21 aprile – 3 ottobre 2021
Abitare © RIPRODUZIONE RISERVATAArticolo pubblicato da abitare.it