Gli atenei italiani fanno i conti con l’emergenza: le proclamazioni, gli esami, le lezioni si spostano sul web. Ma finora l’e-learning non aveva “sfondato”, telematiche a parte
di Eugenio Bruno
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Sedute di laurea a distanza a Pavia, Pisa e al Politecnico di Milano. Esami scritti (e online) a Padova. Trasformazione di tutti i corsi da frontali in digitali alla Bocconi e a Padova. Open day virtuale alla Cattolica. Sono solo alcune delle strategie anti-chiusura messe in campo dagli atenei italiani dopo la sospensione delle attività didattiche, causa coronavirus, su tutto il territorio nazionale. E altre ne seguiranno da qui in avanti.
Nell’ambito di una strategia che, nata per fronteggiare l’emergenza, può rappresentare l’occasione per «guardare al futuro», come sottolineato dal presidente della Conferenza dei rettori (Crui), Ferruccio Resta, all’indomani della scelta del governo di “fermare” scuole e università fino al 15 marzo (nel frattempo diventato 3 aprile).
Esattamente come negli istituti scolastici, anche negli atenei all’improvviso la parola d’ordine è diventa “e-learning”. Dalla presenza si è passati all’assenza; dall’insegnamento frontale alle aule virtuali. In un quadro generale comunque migliore rispetto alle scuole. Con tante piattaforme di ateneo già preesistenti, 11 università interamente telematiche e il 4,2% di tutti i corsi erogati già integralmente o parzialmente a distanza (o in forma mista, cioè con meno del 66% dei crediti attribuiti online).
La diffusione dell’e-learning
Fermo restando che si tratta solo di uno dei tanti indicatori utilizzabili per misurare l’attitudine al digitale delle nostre accademie, il primo elemento che balza agli occhi è che nell’arco di un decennio i corsi a distanza attivi negli atenei statali sono saliti dai 100 del 2011 ai 195 attivi nel 2019 secondo il portale Universitaly. Considerando che nel frattempo le lauree sono salite da 4.334 a 4.645 il peso dell’e-learning è cresciuto dal 2,3 al 4,2 per cento. Rinviando al grafico per i dettagli, possiamo però sottolineare che oltre il 61% delle iniziative a distanza riguarda le realtà telematiche.
Un’esperienza che potrebbe tornare utile in questo momento. Tant’è che Alessandra Briganti, rettrice (e fondatrice) di Unimarconi, al Sole 24Ore del Lunedì dice che tutto il comparto è «a disposizione per superare, almeno nel settore della formazione, le stringenti criticità fornendo contenuti e soluzioni per favorire il pieno completamento degli anni scolastici ed accademici».
Articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore