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The Voxel: un prototipo di capanna per la quarantena

21/04/2021 – Il Parco Naturale di Collserola, alla periferia di Barcellona, fa da cornice al progetto The Voxel, realizzato da un team composto da studenti, professionisti ed esperti del Master in Advanced Ecological Buildings and Biocities (MAEBB) dell’Istituto di Advanced Architecture of Catalonia (IAAC) Valldaura Labs. Si tratta di una “capanna” per la quarantena, progettata per l’auto-confinamento di una persona. La progettazione è stata realizzata interamente in condizioni di isolamento ed emerge come risposta architettonica alla crisi attuale.
 
A pochi metri da questa costruzione si trova la sede di Valldaura Labs, il campus realizzato dall’Istituto di Architettura Avanzata della Catalogna (IAAC), orientato alla ricerca ed educazione ad un habitat autosufficiente.
 
The Voxel, progettato e costruito durante il master MAEBB 2019-2020, è stato realizzato in soli 5 mesi, trasformando la fitta foresta di Collserola, nella sede di un progetto davvero ambizioso nel campo dell’architettura ecologica.
 
La casa può ospitare un occupante per 14 giorni, fornendo tutte il necessario durante l’auto-confinamento. The Voxel, o pixel volumetrico, è una struttura in legno CLT di 16 metri quadrati, realizzata in Pino d’Aleppo fresato, essiccato, lavorato e pressato in loco a Valldaura. Tutto il legno utilizzato nel progetto è stato estratto entro un raggio di meno di 1 chilometro dal cantiere.
 
Sulla base di un piano di gestione forestale sostenibile approvato a Collserola, è possibile ottenere un certo volume di foresta ogni anno al fine di promuovere la crescita di alberi più piccoli e della biodiversità, poiché la biomassa forestale cresce ogni anno del 3% e gli alberi in crescita assorbono la maggior parte di CO2.
 
Il progetto risponde all’interesse di promuovere una nuova generazione di edifici ecologici che utilizzano il legno lamellare strutturale (CLT), chiamato ad essere un materiale fondamentale per la costruzione di edifici che combattono il cambiamento climatico.
 
Per fornire la materia prima per il progetto, sono stati abbattuti 40 pini e tagliati in assi di 3 cm e accatastati ad asciugare per tre mesi. Quando hanno raggiunto il giusto livello di umidità, ogni tavola è stata portata alla falegnameria Valldaura Labs per essere trasformata in centinaia di lamelle di pino. Ogni foglio è stato quindi codificato in una sequenza specifica, etichettato e pressato in più di 30 pannelli strutturali CLT che sono stati assemblati in un cubo di 3,6×3,6 m.
 
Ogni foglio su ogni pannello è stato tracciato e posizionato, assicurando che ogni elemento in legno della casa possa essere tracciato con precisione fino al punto di sapere esattamente da quale albero provenga.

I pannelli sono stati uniti senza metallo con giunti a sovrapposizione e tasselli in legno, ispirati dall’impegno di utilizzare materiali a minore intensità di carbonio. La struttura è stata quindi avvolta da uno strato isolante di sughero e assemblata con una serie innovativa di pannelli di protezione dalla pioggia realizzati con materiale di scarto creato durante il processo di produzione del CLT.
Trasformando tavole di pino grezzo in fogli perfettamente rettangolari, il bordo organico della tavola viene spesso sprecato. Reimmaginando questo ciclo lineare di selezione e rimozione dei materiali in modo più circolare, questi ritagli sono diventati una facciata che mostra la complessità organica dell’albero che è spesso nascosta nella maggior parte delle costruzioni in legno.
 
Facendo un ulteriore passo avanti nel design, ogni ritaglio è stato disposto parametricamente in un gradiente che corrisponde alle funzioni ospitate all’interno dell’abitacolo. Alcune sezioni della pelle vengono estruse anche all’esterno della capanna e corrispondono a componenti ‘metaboliche’ come serbatoi d’acqua e una doccia esterna.
Il tetto presenta una serie di fioriere, con articolazioni elaborate, fresate con macchinari a controllo numerico computerizzato (senza viti o colla), che supportano una varietà di piante locali e convogliano l’acqua piovana in una vasca di raccolta situata al di sotto.
 
Sui pannelli di legno è stato posto un isolante di sughero e su di esso una pelle di legno bruciato, utilizzando l’antica tecnica giapponese Shou Sugi Ban (??? – tradotto letteralmente “tavole di cedro bruciate”) che consiste nel carbonizzare con una fiamma la superficie del legno, per renderlo più resistente agli agenti atmosferici, all’attacco dei parassiti, all’acqua e al fuoco stesso.


 
Valldaura Labs è noto per il suo interesse ad esplorare i limiti dell’autosufficienza, cercando di far fronte a tutte le esigenze vitali (cibo, energia e cose di uso quotidiano), sulla base dei principi della bioeconomia circolare. Il Voxel si impegna per un’indipendenza simile, per adempiere al suo programma di capanna per la quarantena, reso possibile da uno schema completo “acqua-energia-spreco”.
 
La cabina è dotata di tre pannelli solari e di una batteria di accumulo separata, appositamente studiata per alimentare l’illuminazione e i dispositivi di un singolo residente. Il sistema idrico incorpora sia la raccolta dell’acqua piovana e il riciclo delle acque grigie, sia il trattamento delle acque reflue all’interno di un sistema di biogas autonomo che genera combustibile, utilizzabile per cucinare o riscaldare, e fertilizzanti sanitari come sottoprodotti.
 
Ora che la costruzione è completa, The Voxel rappresenta la prova di un imminente paradigma architettonico avanzato ed ecologico che utilizza materiali locali e tecniche industrializzate.
 
Proprio come il parco naturale fornisce alla città l’ossigeno vitale proveniente dai suoi alberi, l’Istituto di architettura avanzata della Catalogna (IAAC) Valldaura Labs e il suo programma di Master in edifici ecologici avanzati e biocità (MAEBB) si sono impegnati a fornire conoscenze dalla foresta all’ambiente urbano attraverso il design.

Articolo pubblicato da archiportale.com

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