La città di Cori (Latina) – anticamente Cora – ha avuto un posto di
riguardo nel Grand Tour che gli intellettuali intraprendevano in Italia, grazie
all’appassionato studio dei preziosi monumenti di Giovanni Battista Piranesi. Da
ottobre 2020, nel trecentesimo anniversario della nascita del grande incisore, e
fino a ottobre 2021, la città ospita la mostra Antichità di Cora, al Museo della Città e del
Territorio. Un’occasione per rivalutare un patrimonio locale oggi piuttosto
negletto, come anche quello del vicino Lago di Albano.
A fianco delle famose incisioni pubblicate da Piranesi nel 1764 sono
esposte per la prima volta le lastre originali, in prestito dalla Calcoteca
dell’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma. Un corpus di 10 tavole più
frontespizio, introdotto da quindici pagine di testo, che è memoria
collettiva ed eredità artistica del territorio: dai Templi di Ercole e di
Castore e Polluce, alle mura poligonali e altri elementi architettonici ancora
presenti nel centro storico cittadino. L’opera monografica esposta è il
risultato dell’ultima tappa delle ricognizioni dell’incisore nei luoghi dei
Colli Albani (circa 1761-1763), al tempo frequentati dalla corte pontificia del
suo mecenate Clemente XIII.
Il catalogo della mostra Giovambattista Piranesi. Antichità di Cora, curato da Domenico Palombi, illustra l’antica cittadina attraverso gli occhi del Piranesi, ma presenta anche i frutti del lungo studio delle matrici di rame realizzate nell’arco della vita dell’incisore. Si tratta di un raffronto che consentirà di tracciare l’evoluzione del metodo di lavoro dell’artista, ma anche comprendere e riconoscere il suo linguaggio incisorio tra continuità tecnica e novità compositiva.
Giovambattista Piranesi. Antichità di Cora
a cura di Domenico Palombi
De Luca Editori d’Arte, 2020
96 pagine, 25 euro
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