sabato, 21 Dicembre 2024
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Milano inside outside

Piazza della Repubblica e via Vittor Pisani disegnano uno
degli spazi urbani più ampi e ben riusciti di Milano, con architetture – tra
gli altri – di Aldo Rossi, Luigi Mattioni, Gigi Ghò, Vito e Gustavo Latis. Il
tutto con la monumentale stazione ferroviaria anni Trenta di Alberto Fava e
Ulisse Stacchini sullo sfondo. A terra troviamo un catalogo di metropoli,
una strana ed enorme piazza fatta di stanze
: i grandi viali, le stazioni M3
e del Passante ferroviario, con i graffiti degli studenti di Brera, i giardini
mossi degli hotel, il monumento a Mazzini di Pietro Cascella, i portici, la
circonvallazione dei tram, i bastioni e il nuovo asse che porta alla Biblioteca
degli Alberi di Petra Blaisse. Ma soprattutto il vento, che altrove in città
non si sente mai.

Nella Torre Locatelli intessuta di mattoni che Mario
Bacciocchi disegnò nel 1936, all’angolo con viale Ferdinando di Savoia, lo
studio milanese Bunker Arc (Carlo Gandolfi e Roberto Molteni) ha ristrutturato
un appartamento lungo quasi 35 metri che, dall’ottavo piano dell’edificio, si
allunga con un terrazzo sul tetto del palazzo accanto. I progettisti hanno
una cultura architettonica estensiva e approfondita
; entrando, non si ha
mai la sensazione di visitare un semplice interno, ma un pezzo estruso del
catalogo di spazi di cui sopra: le facciate di piazza della Repubblica sono in
casa, e la polifonia degli ambienti disegnati da Gandolfi e Molteni è in grado
di reggere la densità dello sfondo.

Il grattacielo Pirelli disegnato da Gio Ponti fa da sfondo al terrazzo dell’appartamento. (ph. Luca Rotondo for Abitare, styling Daria Pandolfi)

Integrata la città, il progetto è organizzato su due poli
chiarissimi e un lungo corridoio a sezione variabile, una risposta articolata e
non semplicistica alle esigenze di privacy e ospitalità della committenza.
Sbarcati dall’ascensore in un minuto foyer, si accede a uno spazio con vista sul
centro città che divide in modo netto la sala e il giardino pensile (destra)
dalla zona notte (sinistra). L’unica stanza che disturba la dicotomia
pubblico-privato è (ironicamente e naturalmente) quella per gli ospiti. I
materiali sono pochi ed eleganti
, granito nero assoluto, teak golden,
metallo verniciato in RAL 5004, black-blue. L’appartamento è una
sequenza di scene che include gli ambienti marmorei dei bagni, il camino e le
vetrate sul terrazzo, gli arredi e le boiserie, ma soprattutto il prato e gli spazi
en plein air (incluso il brutale e raffinato barbecue disegnato con una curva
di Bézier). La cucina, intelligentemente passante o isolata secondo il momento,
si affaccia su un cavedio impressionante nella sua dimensione e finalità, che
rende l’edificio ancora più affascinante e articolato: la sezione della torre
ospita infatti un vuoto in cui Bacciocchi aveva organizzato – su ballatoi che
risuonano con Casa Rustici di Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri – tutti gli
spazi tecnici, dai bagni alle ghiacciaie, pozzi artesiani e generatori.

Tavolo custom ‘MM6’ di Guglielmo Poletti; sedie ‘430’ di Verner Panton, Verpan; lampada a sospensione di Peter Zumthor per Viabizzuno. Nell’angolo, lampada ‘Masai’ di Davide Groppi. Mensola di Muller Van Severen per Valerie Objects. (ph. Luca Rotondo for Abitare styling Daria Pandolfi)

Gli arredi su disegno, dagli armadi in ingresso alle
librerie, alla cabina armadio – pensata per favorire i ritmi diversi dei due
padroni di casa – sono semplici e provocatori, con forometrie ispirate ai
rivestimenti lapidei degli edifici adiacenti (ancora: la città è in casa).
L’ultimo sguardo all’appartamento dalla strada riserva un paio di ulteriori
sorprese
: il coronamento di travertino risulta leggermente illuminato
grazie a lastre d’acciaio inox riflettenti che quasi smaterializzano il
volume-veranda. E dal semaforo di via Cartesio si può veder brillare al sole il
lungo specchio dietro il letto matrimoniale. Ultimo tassello di questo curioso
puzzle città-interni.


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