giovedì, 26 Dicembre 2024

Manhattan Amarcord

Nel 1993 lo studio Roche
Dinkeloo, noto per il suo lavoro modernista, suscitò molto scalpore nella
comunità degli architetti newyorkesi per il progetto della nuova ala del Jewish
Museum, ampliamento di un edificio signorile sulla Fifth Avenue. Lungi dal
porsi in antitesi con il palazzo minuziosamente decorato in stile
rinascimentale francese, il nuovo volume ne era la riproduzione filologica: il
visitatore faceva fatica a distinguere dove finiva l’edificio originale e dove
iniziava quello nuovo. Alcuni critici si
chiesero se l’architettura fosse diventata come l’odontoiatria
, ovvero se
si ponesse come unico obiettivo quello di riempire una cavità.

Oggi la percezione di quale sia
una risposta adeguata dal punto di vista del contesto è cambiata notevolmente.
Giudicato in base ai nuovi standard, il grattacielo residenziale di Sir David
Adjaye al 130 di William Street, Lower Manhattan – il completamento è previsto
entro quest’anno – rappresenta allo stesso tempo un’affermazione forte e un
buon vicino di casa, che conversa
visivamente con gli edifici storici della zona di mattoni e pietra
.

Il salone di uno dei 242 appartamenti. Poltrona ‘Twentytwo’ di Jaime Hayon per Bonluxat. (Render Binyan)

Rifuggendo dalle eccentriche
volumetrie e dai rivestimenti totalmente vetrati diventati la norma
nell’architettura residenziale della città, Adjaye ha dichiarato: «Consapevole
della ricca tradizione storica della zona, ho avuto l’ispirazione di costruire
un edificio che celebrasse il retaggio dell’architettura in muratura di New
York». La caratteristica finestratura dell’edificio, con le grandi aperture ad
arco bordate di bronzo, ricorda anche i magazzini ottocenteschi situati nelle
vicinanze (la somiglianza tra 130 William e il Palazzo della Civiltà Italiana a
Roma estende questo dialogo attraverso il tempo e la distanza).

Tra gli spazi dedicati al benessere e al tempo libero, terrazze comuni arredate. (Render Binyan)

L’edificio di 66 piani – primo grattacielo di Adjaye a New York City – occupa uno stretto lotto in un isolato dalla forma irregolare tipico di Lower Manhattan, la cui trama urbana risale alle origini della città nel Seicento. Qui, a partire dalla fine dell’Ottocento, mentre la città cresceva sempre più verso l’alto, le strade si sono trasformate in una sorta di canyon. Malgrado la densità edilizia dell’area, 130 William spicca nello skyline accanto a icone del calibro del Wool­worth Building (1913) e di 8 Spruce Street di Frank Gehry (2011). A ogni piano dell’edificio, i muri di calcestruzzo altamente testurizzato, gettato a mano e color grigio antracite, creano un caratteristico profilo seghettato che ricorda il National Museum of African American History and Culture costruito da Adjaye a Washington. Nell’ambito della tendenza crescente a trasformare il Distretto Finanziario di New York in zona a uso misto, la torre ospiterà alla base due piani di spazi commerciali, oltre a una quantità incredibile di altri servizi fra cui un cinema Imax privato. All’edificio si accede da una piccola corte che richiama i popolari ‘parchi tascabili’ degli anni Sessanta. Conscio della tradizione architettonica di Lower Manhattan, Adjaye ha cercato di inglobarla senza replicarla. Come lui stesso ha dichiarato, «ovunque io lavori cerco sempre di riflettere sulla storia passata, pensando anche al futuro».


Abitare © RIPRODUZIONE RISERVATAArticolo pubblicato da abitare.it

Ultimi Articoli